È il più importante monumento religioso della Sardegna nord-orientale, nonché la più antica testimonianza della diffusione del cristianesimo sull’Isola, che rivive ogni anno nel cuore di Olbia con una appassionante festa della tradizione identitaria.
In Gallura sono rari gli esempi di architettura romanica, eppure a Olbia si trova la basilica meglio conservata di tutta la Sardegna. San Simplicio, edificata per volontà dei giudici di Gallura, tra fine XI e inizio XII secolo, è l’edificio più imponente della storia romanica nell’Isola. Dapprima, nella seconda metà dell’XI secolo, furono costruiti abside, pilastri, colonne e parte di mura e navate; in una seconda fase (primi decenni del XII), furono edificati copertura e completate navate e muri perimetrali; infine, a metà XII secolo, fu eretta la facciata e ultimata la copertura.
La chiesa, intitolata a Simplicio vescovo, morto martire il 15 maggio del 304 d.C. durante le persecuzioni dell’imperatore Diocleziano, sorge su una collina che, un tempo, stava fuori dalle mura cittadine. San Simplicio divenne patrono della città, celebrato ogni anno, a metà maggio, con una delle feste tradizionali più sentite della Sardegna. Le celebrazioni comprendono la processione al seguito del simulacro del santo, accompagnata dal corteo di gruppi in costume sardo provenienti da tutta l’Isola, e il suggestivo palio della Stella in via Re di Puglia.
La struttura della basilica è a tre navate divise da arcate su pilastri e colonne, secondo un sistema alternato di sostegni. Nelle pareti, interne ed esterne, sono presenti caratteristici bassorilievi, tra cui una piccola faccia e un serpente, una cinghia a rappresentare, nella simbologia cristiana, l’immortalità dell’anima, uccelli e foglie nei capitelli in pietra lavica e un Cristo che sconfigge i popoli pagani. In una piccola cripta, posta sotto l’arca dell’altare maggiore, furono rinvenuti (nel 1614) i resti dei corpi dei santi Simplicio, Rosula, Diocleziano e Fiorenzio. Tuttora risiedono ai piedi dell’altare. Sin dall’epoca punica fino al Medioevo, dove oggi sorgono chiesa e piazza circostante, era presente una necropoli romana, divenuta poi cristiana, dove furono sepolti i martiri olbiesi. Tutta l’area nasconde circa 450 tombe. Al loro interno sono stati rinvenuti anche numerosi reperti: ceramiche, monete, gioielli e vetri, esposti nel museo archeologico dove potrai proseguire la visita.